DDJ 7 Domus de Janas. Janas e L'acqua della Vita
Pubblicato da davide cocco in janas, donne sarde · Mercoledì 16 Mag 2018 · 12:00
Tags: sardegna, donne, matriarcato
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DDJ 7 L' Acqua della Vita
Accidenti, volevo scrivere qualcosa, sulle janas, ma ho di nuovo finito il Mirto..
per fortuna da parte ho sempre un po' di AcquaVite di quella giusta.. una nuvola sulla lingua.
Sinceramente penso che anche questa, debba essere una bevanda degli Dèi !!!
Non per niente il nome deriva dal latino... “Acqua Vitae”, la
chiamavano...
Acqua della Vita!, mica micio micio bau bau…
1) Acqua della Vita. Che nome affascinante… Chissà come gli è venuto in mente, ai romani, che loro erano molto pragmatici, sentimenti sotto i piedi e fantasia zero…
No, perché, cos’è la vita, i romani, lo sapevano? Cioè, si, lo sapevano come lo sappiamo noi adesso, cioè non ne sapevano niente…
ma soprattutto, non è che i romani fossero il popolo proprio più rispettoso della vita che io conosca.
Erano indoeuropei, quelli, se avessero potuto, sarebbero stati “televisione e rutto libero”, o poco poco di più, forse.
Glielo avessero dato invece, che so io, gli indiani dell’india, o i nativi americani , o i monaci shaolin, o gli aborigeni australiani, che so io, avrei capito.. loro la vita la rispettavano.
“Acqua della Vita”, è un termine che implica infatti un grande rispetto, per la vita, con tutto ciò che questo approcio comporta.
Sinceramente, io, da un popolo che si divertiva a vedere morire i prigionieri sbranati dalle fiere, un popolo maschilista che gli dei li ha importati, e che aveva come unico obiettivo la conquista di territori e la sottomissione dei popoli nativi, mi aspetterei più un nome tipo “acqua della guerra”, “acqua della vittoria”, “acqua della distruzione”…
Acqua della Vita no… in bocca agli antichi romani mi sembra stonato…
Della vita, chi, poteva parlarne, invece, meglio?
…non lo nascondo.
Secondo me poteva parlarne solo chi la vita la conosceva, chi alla vita assisteva dall’inizio..
Chi può amare la vita più e meglio di una madre, che soffre e teme, e spera, e viene premiata dal primo vagito della sua creatura, una madre che piange di gioia e di paura e di speranza e orgoglio, per tutta la vita sua e dei suoi figli?
Una madre, si. Conosce e apprezza la vita..
Una madre da alla luce suo figlio attraverso sangue, e acqua, e dolore,
e per arrivare alla nascita della vita, un sorso (un paio, di sorsi, va..) di acquavite, dico, forse, non le avrebbero fatto male…
Ecco, una madre, si, avrebbe avuto ragione a chiamarla “acqua della vita”, non vi sembra più logico?
Acqua forte, tosta, trasparente come acqua, ma forte come la vita, già conosciuta come anestetico, acqua che accompagna il momento in cui la vita nasce…
2) Per gli antichi Sardi, Muin, era la vite vinifera, la vite da vino.
Distillando le vinacce, o distillando il vino, si ottiene quello che oggi chiamiamo fil’’e ferru. Distillando il frutto, l’uva, si ottiene quella che in latino si chiamava acqua vitae. Non so se i nostri antichi facessero questa distinzione, ma diciamo che possiamo anche tenerci il dubbio, per ora…
Difficile in ogni caso pensare che i nostri antenati, che conoscevano la vinificazione almeno 6mila anni fa, abbiano aspettato che la distillazione l’inventassero i romani; ecco questo non ci credo, non è logico…
E del resto fra le piante da loro predilette, c’erano anche ginepro e sambuco, che guarda caso servono, tra le altre cose, messe in infusione in alcool, ad ottenere gin e sambuca, oltre che tinture con proprietà curative, e le nostre madri erano esperte, ormai lo sappiamo, nell’uso delle erbe…
insomma, che le nostre antiche madri distillassero l’uva, a me mi,
sembra abbastanza ovvio…
3) le nostre madri, “Mua”, ritenevano che la vite fosse così importante, che le daranno il loro stesso nome, e quello dell’astro che l’essere madre governa.
“Mua”, madre, “Moon”, Luna. Luna e Madre, organizzano la vita, e “Muin”, Vite, chiameranno la pianta forse per loro più importante in assoluto.
La vite sarà considerata infatti pianta divina per migliaia di anni a seguire, fino ad arrivare praticamente ai “giorni nostri” quando Gesù Cristo stesso si paragonerà ad una pianta di vite, e non mancherà di trasformare l’acqua (water) in vino (M/Uin, Madre).
Cristo si, che ne sapeva una più del diavolo…
Mua,Moon,Muin.. madre, luna, vite. Onnipresenti in Sardegna. Insieme all’acqua.
La Sardegna, infatti, a dispetto di quello che ci vogliono far credere, è ricchissima di acqua.
La Sardegna veniva definita “un isola galleggiante”, tanta la ricchezza di acque presenti nel sottosuolo. La Sardegna non ha bisogno di dighe, potabilizzatori, dissalatori, o altre diavolerie che ci hanno convinto ci servano.
E’sufficiente bucare la terra, e l’acqua è li. Ci sono sotto la Sardegna tre enormi bacini d’acqua, di cui uno solo basterebbe a dissetare la Sardegna per sempre.. Acqua sotto, Acqua intorno, e Acqua sopra.
La Sardegna era infatti verde e lussureggiante, fino solo ad un secolo e mezzo fa.. ricchissima di foreste di querce, che la rendevano fresca e riposante..
un Paradiso verde, immerso nel mare verde.. l’Isola del Grande Verde, la chiamavano..
Acqua.
Una delle radici più antiche per definire l’acqua, è “SH”. “SH” come “She, Lei”, perché l’acqua è assolutamente femmina. L’acqua precede la vita, ricordiamolo sempre. “SH” come ancora oggi si pronuncia la “S” in diversi posti della Sardegna.
L’avviso che una vita è pronta per nascere, è dato dalla “rottura delle acque”.. prima l’acqua, poi la vita…
E ricordiamoci che nelle “domus”, le “janas” “bogadoras”, assistevano anche le future madri, le “Mater,Water,Wter, Uter”...
4) Water, consonantico scritto in antichi reperti Sardi “WT”, (W pronuncia nordica, V) ci porta dritti dritti a “VT”, che diventerà ViTe, e, naturalmente, ViTa..
Dall’acqua arriva la Vita. In senso letterale, reale e metaforico.. Vita, Vida, in Sardo di oggi…
Però l’uva invece è “Axina”.. Axina, non vite..
gli avranno dato un nome a caso, sicuramente...
Vediamo..
Janas, al singolare Jana, si pronuncia Dgiana, e senza le vocali si scrive Jn, pronuncia dgin,
JN = radice per il futuro “ginè”, greco antico per donna (femmina), e fin qui ci siamo,
ma quando la donna diventa madre, si aggiunge il “prefisso” “M” (simbolo mondiale che indica la madre) che in antico sardo si leggeva letteralmente AMMA.
Femmina = JN, madre = MJN
MJN, lo leggiamo quindi per esteso “Ammasgin”, Ammaxin.
Ovvero per estensione con elisione, AMM / AXINA …
semplice, no? …
Semplice, si… perché è tutto semplicemente li dentro, nel segreto della nascita della vita..
5) Quindi, ora che abbiamo capito un paio di cose, ricapitoliamo:
“SH”, acqua. “Muin” Vite, (ma anche madre, e vita).
“SHMUIN” = “AcquaVite”.
Eccolo li.. ! Semplice come bere un bicchier d’Acqua. Vite.
SHMUIN, acquavite. SHMUIN, acqua che accompagna la vita..
Ma SHMUIN, anche, Sciamano..
O meglio, Sciamana..
Perché se un po' d’acqua vita, aiuta la partoriente a sopportare meglio il dolore, e forse anche a disinfettare il necessario, un po' in più sicuramente aiutava la MaJana Sciamana a liberarsi delle catene sensoriali, ed entrare più facilmente in trance, in contatto con il mondo oltre…
E così in effetti venivano definite le antiche curatrici in Sardegna.. “Majarzasa”, “Ammaliatrici” in italiano. “Fattucchiere”, sempre da WT (con pronuncia tedesca, F stavolta, “FT”), e Fatture le loro Magie (Majin, Magia)…
mentre il termine “Sciamàno”, migrerà a bordo delle flotte Sarde, quando queste “Sciameranno”, diffondendosi in tutto il mondo.
Allo stesso modo, e per lo stesso motivo, per esempio, la tanto Celtica festa di Samahin, altro non è che la celebrazione dell’acqua “Sh”e della madre/vita “Mua”,e della
luna che la governa, Moon (vedi “La Prova del Nove”, mm).
Nata in Sardegna, certificata dall’architettura delle Antiche Costruzioni Sarde, e consacrata nel suo nome. Festa in cui, probabilmente, le antiche sciamane seguendo il sapere antico delle donne Sarde facevano da tramite, mettendo in contatto anime terrestri con le anime ormai evolute, trasmigrate nel mondo oltre…
Sappiamo benissimo, che “Sciamàno” è un termine universale.
Non sapevamo ancora che era un termine legato alle donne, e alle donne Sarde, in particolare ...
6) ShMuin, Acqua Vite.
Vi prego, ditemi ancora che il Sardo deriva dal latino, vi prego…
Anche questo infatti, è evidente, i romani (che già abbiamo visto che non costruirono le strade romane, e nemmeno le terme, romane e nemmeno gli acquedotti, romani) non lo inventarono loro.
Ne l’acquavite, e nemmeno il suo nome, ma ne presero pari pari nome e significato , dal nome intenso che le diedero le antiche Donne Sarde.
ma non poterono e mai potranno, prenderne l’anima.
Antiche Donne Sarde
Già bogadoras, curadoras, accabbadoras. Esperte di erbe e di botanica, magnetismo, e suono, e adesso Sciamane, in grado di entrare in contatto con il mondo oltre, e successivamente diffondere il loro sapere in tutto il mondo.
Mi piace. .. ah, ecco, non mi ero accorto.. c’è ancora un fondino di mirto.. buono, buono.., posso iniziare a scrivere qualcosa.
Come? Dopo? Perché? Non ho sentito.. più forte …!
“ma in Sardegna non la chiamiamo mica “acquavite”, la chiamiamo “Abbardente”… ?
Eh, ho capito.. noi insegniamo agli altri, e poi cambiamo idea, perché dobbiamo essere sempre i più toghi.. e quindi? Non si può? Posso bermi il mio mirto, che volevo scrivere qualcosa???
7) no? Non posso? vabbè.. allora se insisti, facciamo una piccola digressione (un'altra..), facciamo un anticipazione, che ci servirà poi quando parleremo di altre cose, come donne guerriere, o giganti, o entrambi…
perché non dimentichiamo che per noi gli antichi sono “Is Mannus” o “Sos Mannos”
Mannus/Mannos come “più grandi di età”, ma anche come “più antichi”, ma anche “Mannu”, come “grande fisicamente”…
Ma la radice è la stessa.. “Mua, Muin, Moon”. MN, MaNnu ( e anche Manu, Mano, Mani. Le mani, ma anche i Mani, le anime cattive, secondo i ro…mani..
Ro-mani a cui i genitori sardi evidentemente sono sempre stati antipatici)..
Cosa c’entra questo? .. un attimo..
Perché c’è un'altra radice lessicale, che ha due significati che ci possono interessare, una radice che contiene in se sia il significato di “caldo”, che il significato di “alto”.
ARD\ART (la pronuncia è simile, quasi intercambiabile) = Caldo, Ardente \ Alto, Artu.
Volevate l’Abbardente? Pronta al tavolo 9..
SH ARD, acqua ardente, abbardente…
Buona? È fatta in maniera tradizionale, all’antica sarda…
(ps. ShArd, anche acqua calda, come alle terme di shardara, per esempio, a proposito di toponimi..)
8) Le Antiche, is Mannas, Antiche e Alte, She/Art, le Donne Alte, ma anche ShArd, abbardente, acqua che brucia, acqua che conferisce ardore… se poi questo abbia col tempo contribuito a dare il nome ad un popolo, beh .. sarebbe ovviamente solo un caso..
E guardate che bello, e che elegante:
“Shardana”.. “Shardana” contiene in se :
“She”, lei, in inglese, ma anche acqua
“Art/Ard”, alto e caldo,
“DN” radice per Donna, prima, molto prima dei “dominus” ro-mani..
il che si leggerebbe più o meno così :
“Donne (Sarde) Alte e Focose, che arrivano dall’Acqua” …
…Che arrivano dall’acqua sulle loro navi,
is Najs, o is Najas,
dove probabilmente prestavano servizio forse con un accordo come “s’akkordu”,
contratto annuale storicamente documentato, che consisteva in un anno di contratto,
da settembre a settembre dell’anno successivo.
probabilmente, visto che la navigazione era così importante, esisteva uno specifico accordo,
per il servizio a bordo delle navi, un accordo più lungo, perché i viaggi erano lunghi, all’epoca..
forse due anni, o forse tre..
un accordo speciale,
un “accordo per le Navi”,
un “akkordu po is Najas”,
e forse, quando le donne sarde partivano per onorare il contratto, forse obbligatorio, in questo caso,
“Madre, parto per la nave”, dicevano,
“Amma, deu andu a sa Naj”, “deu andu a sa Naja” …
Per questo, ancora fino a qualche anno fa, quando esisteva,
il servizio militare obbligatorio, in italia, questo veniva confidenzialmente chiamato “Naja”,
durava un anno (ma in Marina prima ne durava due, guarda caso, e solo nell’ultimo periodo era stato ridotto prima ad un anno e mezzo e poi ad uno),
e guarda caso, partivano per la Naja in Marina, “per fare il marinaio” i nati da settembre a dicembre.
e a noi Sardi, che conosciamo le nostre madri, non ci fa mica tanta fatica pensare che nessuno mai era riuscito a sconfiggerle…
le Donne Sarde non avrebbero nemmeno dovuto procurarsi armi di bronzo o archi a doppia curvatura, o spade multiple e lance acuminate, con scudi foderati o altro.
L’Egitto, se davvero avessero voluto,
lo avrebbero conquistato con due zoccoli Dott. Scholl,..
…e levandosene solo uno…
E del resto, chi ha fatto il militare in marina, come ho fatto io, sa perfettamente che a bordo non si monta di guardia senza la propria razione di (guarda caso, ricordate?) Sambuca, o Acquavite (sotto forma di “liquore cordiale”)…
retaggio di quando le Alte e Focose Donne Sarde, oltre che Bogadoras, Curadoras, Accabbadoras, Erboriste, Esperte di botanica, e Shamuin, Sciamane, erano anche Maestre Distillatrici, Maestre di Navigazione, e Grandi Guerriere.
Vivevano in un (S)HarDan, Cardan, Gardan, Garden, giardino, meraviglioso, ma non avevano paura di spostarsi,
E certo non aspettavano che i “maschietti” le portassero in giro per il mondo, ci si portavano benissimo da sole…
… poveri ro/mani, loro l’acquavite, la bevevano si, ma la bevevano sicuramente per dimenticare ...
Adesso basta, però.. mi verso il mirto, che volevo scrivere due righe...
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