Il (sor)riso Sardonico, e la consapevolezza delle madri

ACS      Antica Civiltà Sarda
Antica Civiltà Sarda
Una civiltà antica e trascurata, ignorata e negata.
Una terra dai 20mila Nuraghe, dalle migliaia di Tombe dei Giganti, Domus de Janas,
dolmen, menhir, car ruts, pietre scritte, cerchi su pietra...
La più antica civiltà navigatrice del mediterraneo, la Terra del Nuovo Inizio,
La Sardegna dove è nata la scrittura, e di cui cercheremo di raccontare la storia mai raccontata prima...
Janas Sardinia,
Quello che per gli altri popoli è mito, per i Sardi è storia...
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Il (sor)riso Sardonico, e la consapevolezza delle madri

ACS Antica Civiltà Sarda Circolo Di Ricerca Indipendente
Pubblicato da davide cocco in archeo logica · Martedì 09 Mar 2021
Tags: sardonicogigantiulissemonalisajanassardinia
8 marzo, festa della Donna..
un pensiero, un piccolo viaggio.
Il pensiero sardonico e la consapevolezza di esser madre (senza dimenticar del padre..)

Che c’entra? Io non lo so ancora, ma mi sa che appena letto vi si è materializzato in viso.. sbaglio?

Dunque,
riso sardonico,
Iniziamo piano piano

Riso Sardonico.

normalmente associato dai greci ad un rito che si sarebbe svolto in sardegna, ove gli anziani, pare a causa della scarsità di cibo, venivano uccisi dai figli stessi.
Gli anziani presi a bastonate e buttati da una rupe, pare previo ingurgitamento di tale erba velenosa, alternativamente identificata diversamente, tra varie erbe, ma mai con certezza. Tale erba in ogni caso qualunque essa fosse, provocava delle contrazioni del volto che creavano nei morituri il cosiddetto riso appunto sardonico.

Poichè però,
i greci erano abilissimi e determinati a creare miti e leggende che detrimessero la memoria degli antichi nemici,
e visto che in sardegna non si è mai avuta scarsità di risorse, fino a quando non si sono recintati i pascoli e disboscate le terre,   

e visto che non conosco nessuno che darebbe da bere una sostanza neurotossica ai suoi anziani genitori per poi bastonarli e buttarli vivvi da una rupe,

ma piuttosto conosco tanti che si privano delle risorse per garantire ai genitori una vecchiaia serena,
e piuttosto si ricorreva quello si, all’eutanasia, ma solo quando i dolori erano più grandi dell’aspettativa di vita,
io, a questa leggenda, non ci credo.

a me, non mi piace proprio, e sinceramente credo che sia una voce che si dovrebbe cessare di mettere in giro, noi sardi per primi.

Quindi, niente geronticidio, niente erbe velenose, niente bastonate ai genitori, ma cura degli anziani, con la possibilità di attingere al loro sapere, fino all’ultima stilla che fossero stati in grado generosamente di elargire..
Fin qui, ci siamo.

Quindi.

siccome ci era capitato di parlare di Ulisse, un giorno, associando il suo definirsi “nessuno” al suo possibile essere “Jana”, ovvero della stirpe dimenticata dei Sardi  Palando di cartagine, città sarda scomparsa,


scrivevamo
“come se ai greci, una volta deciso di cancellare la memoria dei sardi dalla faccia della storia,
quando gli chiedevi "chi è, che abitava li", chi era quella genìa?"
rispondessero "lì, dove? ah, li, la? chi? genìa cosa?
"a boh..! bai e ciccadda, karkedunu fiada.."...
(trad. "e che ne so, vai a cercare, adesso, .. qualcuno, era..")
E quindi ,  “le janas diventano "nessuno" e una delle loro città "luogo di qualcuno"..
e se Ulisse si definì nessuno, ovvero jana,”...
e avevamo lasciato il discorso a metà.

quindi, “Ulisse”.

in latino, Ulisse, da “Ulixes/ulixi”, che vorrebbe dire Odisseo. Che però, Odisseo, che sarebbe il nome greco di ulisse..
un cane che si morde la coda, senza granchè di significato..

a meno che non  immaginiamo, visto che uno degli epiteti di Odisseo/Ulisse, era “il piccolo”, essendo poco dotato di statura, allora “Ulixi”, non sia nient’altro che il sardo “Pulixi”, “pulce”, con caduta della “P”, come capita spesso nel sardo. “pulixe/pulixi”, “Pulce”, per un piccolino di statura, sarebbe un “allumingiu”, soprannome adatto, no?
e il primo mistero sarebbe risolto.

“Odysseus” Ὀδυσσεύς, che significherebbe “essere odiato”,
ci sta perfettamente con la discendenza dalla stirpe degli antichi nemici sardi,
ma sarebbe anche per alcuni una estensione del successivo nome che lui stesso si da, nel descriversi al Cyclope Polifemo, ovvero “nessuno”, ovvero “"οὐδείς” ovvero “oudeis”.

“Ou de Is (sus)”, Ou de Issus (Uovo di quelli), ancora una volta, però, è una frase in sardo, che non mi stanco di ripetrlo, che la maggior parte dei termini attuali, sono in realtà frasi “contratte”..
“Ou de issus”, Oudissus, Odisseus, la stirpe di quelli odiati.
“Oudeis”, “nessuno”..

ripetiamo..

“come se ai greci, una volta deciso di cancellare la memoria dei sardi dalla faccia della storia,
quando gli chiedevi "chi è, che abitava li", chi era quella genìa?"
rispondessero "lì, dove? ah, li, la? chi? genìa cosa?
"a boh..! bai e ciccadda, karkedunu fiada.."...
(trad. "e che ne so, vai a cercare, adesso, .. qualcuno, era..")
E quindi ,  “le janas diventano "nessuno" e una delle loro città "luogo di qualcuno"..
e se Ulisse si definì nessuno, ovvero jana,”...

quando Ulisse, lui “pulixi”, o puddighi, pulcino,  “pulce e pulcino”, dice a polifemo, “io sono nessuno”, non  cerca di nascondersi e di pararsi il deretano,  ma gli sta dicendo “mi che io sono discendente dell’antica genia delle antiche madri sarde, diglielo pure ai tuoi amici, che loro lo sanno!”

e infatti i compagni, cosa gli rispondono, a polifemo?

“se dunque nessuno (uno di quella stirpe), ti fa violenza, e sei solo,
dal male che ti manda il gran zeus, non c’è scampo. Piuttosto prega il padre tuo, Poseidone, sovrano”

cioè, se uno di quella stirpe ti minaccia, manco zeus ti salva! Prova a chiedere a poseidone, che con la sardegna aveva un rapporto particolare...

se ora guardate tra le foto, le foto delle rappresentazioni di Ulisse, la maggior parte lo ritraggono con un cappello particolare che pare calimero.. piccolo e nero.. un “puddigheddu” una “pulixi”, un “ou de issus”, un uovo figlio dell’uovo, della genìa dimenticata...

ok..  vabbè..

pausa, respiriamo, torniamo a bomba.

Ulisse  “gestisce il suo sorriso”
“il sorriso di Ulisse, specialmente quello Sardonico, è caratterizzato da eroico controllo e sguardo interiore”
“la tranquillità e il controllo di chi è sicuro di avere gli dei dalla propria parte”..

E del resto, i feaci che aiutarono ulisse, sfidando al contrario dei ciclopi l’ira di poseidone, spesso (e ora un po di più ) identificati coi sardi, erano usi “pranzare al tavolo degli dei”, no? Per cui chi, più “confidente nell’aiuto degli dei”, “gli olimpici”, forse precedentemente “eraclici”, ovvero i giganti, o meglio le gigantesse sarde, le “gyn aisthesis”, le donne che percepivano,
.. le antiche Madri, le Maistras, madri del Tyrso/Istro.. Janas perse nell’oblio, le “nessuno”.

In sardo attuale, “Nemu”, “nessuno”. Come piace a noi togliamo le vocali, rimane NM, “nome”, e “nume”, o meglio “aNu/Mu”, la nostra vibrazione personale. Ma al contrario, da dx a six, “MN”, antico nome della vite in antico alfabeto sardo, “MuiN”, vite come uova, vino come sangue, MuiN, come “Mua”, Madre..
chi sei tu?

“Nemu”, io sono “MuiN", io sono "Ou de Issus", io sono della stirpe delle antiche madri..

E fin qui, ci siamo.

Ulisse figlio della Stirpe delle Antiche Gigantesse, ma lui era piccolo, però
.. perchè forse alle gigantesse, piacquero gli uomini,
e non, come si racconta, viceversa, ai giganti piacquero le donne.. l’ovulo femminile, è un sole, enorme, in confronto al semino maschile..



e il sorriso delle MuiN, riportato nella MoNa (vagina, in veneto) LiSa, LS ( L sorgente, Sh, acqua/pioggia) è il sorriso delle giganti, tramandato da Ulisse, interpretato da Leonardo, che scriveva come loro, da destra a sinistra, arrivato fino a noi col significato di “sarcastico”, noi diremmo anche un pò “barroso”, quello di chi ti sfida sapendo che ci sono i fratelli grandi, dietro..

ma anche per questo, perchè fa parte di un insieme che si protegge e si tutela, e condivide, senza vertici e piramidi, forse anche questo, e per questo,
Ulisse, e le Mua Gyn Aisthesis, e i loro figli, i puddigheddus, pulcini in giro per il mondo, potevano sfoggiare un sorriso sicuro di se, e della interiore consapevolezza.

Infatti..

Festa della Donna

Mimosa. Poveri Alberi.. decimati. Mimose per tutti.. ma perchè mimosa?
MiMoSa. MMS. aMMa/Sh.. acqua e madre.
acqua con tantissimi filini, seme maschile.
palla gialla, sole.

Ops.. poco fa l’abbiamo visto, “ovulo=sole”, no? .. che sembrerebbe in controtendenza, dato che si fa spesso riferimento al “dio sole”, e alla “madre luna”, e che quindi che ci sta a fare mo l’ovulo sole..
Però.. bisogna fare i conti col fatto che anticamente il sole, non era mica dio, ma piuttosto, dea..

Amaterasu in giappone, Arinna (hebat) ittita, shemesh ugarit, sunna germanica e sol norrena, chup kamui Ainu,e Aine celtica,  saulè nel baltico, ekhi basca, marici per il buddismo, bastet in egitto, thesan etrusca, serida, mesopotamica, Sulis britannica, beiwe sami, bila in oceania insieme a wala e yhi, e per i maori tama nui te ra.. tutte dee sole.

in Sardegna, la dea sole forse era Hala, o Hel, come abbiamo visto nel video
“hel, la dea sole”

quindi ovulo sole, all'interno del ventre materno, che poi diventa figlio sole, in braccio alla madonna, quella che aveva il pugnale sul petto, ricordate?

sole che infatti non veniva celebrato dio "invictus" al solstizio,
ma veniva considerato "equo" (o eguo/egua, femmina del cavallo, in sardo), agli equinozi, due, ed eguali, come due, ed eguali, devono essere uomo e donna... per creare il Tre...

per cui, non ci meravigliamo più, e andiamo avanti..

Mimosa, parrebbe mostrarci che tanti spermatozoi, cercano di dare alla luce una creatura nuova,
ovvero secondo le teorie quantiche, che la luce/elettromagnetismo si unisce all’acqua/memoria, per attivare il meccanismo di autogenesi insito nelle molecole di acqua biologica.
meccanismo che ricordiamo, dopo essere innescato, può essere instradato/modificato attraverso opportune e frattali esperienze sonore..
chi lavorava nelle “domo sonaj”, questo lo ben sapeva...

ma la famiglia della mimosa, non si chiama mimosa, ma “Acacia”.
e qui sta il bello..  infatti la S scivolata pronuncia SH, ce la ritroviamo dappertutto, sfido chiunque a non aver sentito qualcuno pronunciare una roba tipo “acascia”, invece di “acacia”. .
e se lo scriviamo Acca/Sh, abbiamo le due acque, acqua della madre e del padre,  ma se lo scriviamo HS, abbiamo ancora fecondazione e acqua.
inzomma, ste mimose, che stanno a dire, oggi?

Che la vera festa bisognerebbe farla unendosi, con gioia e amore, perchè solo unendosi, con amore, con accordo di frequenze, tra persone che “suonano insieme”, in armonia, si crea, poi, all’interno della donna, (e non all’esterno) quella connessione tra increato e creato, quel canale preferenziale, che permette di attingere alla conoscenza totale, quella che per gli Indiani d’india e “Akasha”, ovvero per i sardi “CS”, Cascia, “la cassa”, “IL” contenitore, che quando è piccolo diventa “casiddu”, l’alveare, quello delle api, le “aBiS”, dove “BS”, è “basciu”, basso, e “biscia”, serpente..
e dove non per niente “conoscere”, in senso biblico, è “accoppiarsi”...,
e non per niente, la parola “CS”, è scritta, in antico alfabeto sardo, sulle statuette sarde, quelle che tengono le mani sulla pancia, per esempio ..
E non a caso, se vuoi conoscere davvero, ti dicono, “spegni il cervello, e senti con la pancia”, “allui sa brenti”, “accendi la pancia”, illumina dentro...

xchè non esiste, un dio fuori di noi, cui chiedere di esaudire le nostre preghiere, nemmeno Zeus, dicevano i ciclopi, ci può far niente, ma forse poseidone, dicevano gli stessi...
forse chi governa le acque “sotterranee”, le acque di “BS”, di basciu,
le acque di basso, le acque sotterranee, le acque dell’uomo e della donna,
ma chi le governa, se non noi?

Solo noi, nessuno fuori da noi, può avere a che fare con la nostra acqua...
non divinità con culti di vario genere, non religioni, non associazioni, non antiche scuole misteriose, non alchimisti o stregoni..

regalate una mimosa,
ovvero mettete amore in quello che fate, cercate di star bene, e di far star bene la persona o le persone che amate,
fate suonare la vostra acqua con armonia e amore, e donate a voi e alla vostra amata

un rametto di Acascia,
e vedrete il suo sguardo mutare, e un sorriso Sardonico,
quello vero, di chi è sicuro di se stesso, ma consapevole dell’amore e protezione di chi gli sta a fianco,
stamparsi sulle labbra...  

buona festa della donna..


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"Antica Civiltà Sarda al posto di Civiltà Nuragica"
"Essere Nati in Sardegna non è condizione necessaria ne sufficiente, per essere Sardi. Sardi per diritto dell'Anima"
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