Iknusa: non piede ma vestigia di un antica civiltà

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Antica Civiltà Sarda
Una civiltà antica e trascurata, ignorata e negata.
Una terra dai 20mila Nuraghe, dalle migliaia di Tombe dei Giganti, Domus de Janas,
dolmen, menhir, car ruts, pietre scritte, cerchi su pietra...
La più antica civiltà navigatrice del mediterraneo, la Terra del Nuovo Inizio,
La Sardegna dove è nata la scrittura, e di cui cercheremo di raccontare la storia mai raccontata prima...
Janas Sardinia,
Quello che per gli altri popoli è mito, per i Sardi è storia...
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Iknusa: non piede ma vestigia di un antica civiltà

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Pubblicato da davide cocco in etimo · Martedì 22 Ott 2024
Tags: ichnusaiknoussasophiaconoscenza
Iknoussa
Vestigia di un Antica Civiltà




A proposito di Iknoussa – iknusa,
 
“Iknoussa” Ἰχνοῦσσα, sarebbe Il nome, o uno dei nomi,  che i Greci antichi avrebbero dato alla Sardegna.
Partiamo da questa affermazione, comunemente accettata, e vediamo un pò cosa succede a ragionarci sopra.
 
E iniziamo a capire, visto che gli diamo un significato a questa parola, allora possiamo metterci il dubbio su cosa etimo-logicamente, e non etimologicamente, volesse dire?
Ovvero, quando la chiamavano iknoussa, o iknusa, che dir si volse colei dove si puote, e boh! (cit Urgu Benito), in effetti, sti Greci, o qualcuno prima di loro, cosa vuolevano dire?”
 
Dico, cioè, loro Greci, cosa volevano dire o intendere, che poi cosa volevano dire o intendere, proprio proprio i Sardi, è un'altra cosa…
 
Ufficialmente possiamo affermare con serenità che il nome Iknusa viene considerato prettamente Greco, ed è comune convinzione che derivi dal termine “iknos, iknous”, col significato di “impronta”, più specificatamente "impronta di piede", per la forma perlappunto di piede che caratterizzerebbe la conformazione della Sardegna che, a questo punto, dobbiamo intendere che i Greci conoscessero con precisione discretamente assoluta.
 
Facile, no?
Lo sappiamo fin da piccoli, e c’è pure una leggenda che dice che Dio, dopo aver fatto tutto il mondo, siccome gli avanzava un po' di tutto quello che aveva usato, e non sapeva dove metterlo, che a far la differenziata gli costava l'ira di Dio, ovvero si incazzava da solo,
allora non sapendo dove mettterlo, lo rovesciò tutto in mezzo al mediterraneo e lo schiacciò col piede, per dargli consistenza, o forse sperando di nasconderlo sott'acqua, che se lo beccava la moglie, gli faceva raccogliere tutto, che chissà poi i vicini cosa pensano..

E quindi la forma del piede.
 
a parte che sia ovvio che si tratti solo di una leggenda, che infatti questo scientificamente contrasta un po', ma molto un po', col fatto che la Sardegna sia una delle terre emerse più antiche del mondo, per cui dovrebbe essere stata creata per prima, non per ultima,
a parte che avremmo così la dimensione del piede di dio, utile per sapere che scarpe comprargli se volessimo fare un regalo, per Natale, ovvero per il compleanno, e per sapere che dio non sarebbe onnipresente, visto che il piede sarebbe  misurabile,
e a parte che ci servirebbe per sapere che l’unica terra con cui Dio avrebbe avuto un contatto “fisico” sarebbe stata la Sardegna,
e a parte la considerazione che evidentemente evitare di fare l’indifferenziata qualche volta porta risultati positivi e miracolosi,
 
a parte questo paio (alla sarda) di estemporanee considerazioni, facciamo qualche ulteriore riflessione.

partiamo dal fatto, per noi ormai asseverato, che seppur il termine sia dichiarato Greco, i Greci, prima di essere Greci erano Elleni, (etimologicamente da "Hala", antica Madre Sarda, trovata scritta in antico alfabeto sardo, in Sardegna, ovviamente), ovvero Sardi.
E quindi semanticamente e crono logicamente, dovremmo avere per il termine “iknussa” due significati, uno antico, vero, originario, Sardo, e un termine successivo Greco, più recente, in cui si perde il significato originario, ma ne permane comunque un “ricordo”.

Ok? Riiniziamo.
 
Iknoussa sarebbe un impronta di piede.

Se fosse un ipotesi corretta, sarebbe anche tutto sommato interessante, perché in fondo vorrebbe dire che i Greci quelli antichi, ma anche quelli più nuovi, per poter dire che la Sardegna aveva una forma di piede, avrebbero dovuto avere a disposizione delle mappe costiere dettagliate della Sardegna, che però in teoria non esistono..
Le carte più vecchie che abbiamo, infatti, risultano essere circa del 1500 se non erro, imprecise e distorte.
Ma anche fino al 1700, circa, le mappe ci rappresentano una Sardegna sbieca e imprecisa, stortignaccola, che con un piede c'entrano come i cavoli a merenda, cioè sembrano tutto tranne che l’impronta di un piede.
Avevano i Greci antichi allora delle mappe migliori più dettagliate e precise delle nostre del 1500?
E se si, chi le ha redatte, con quali strumenti, con quali conoscenze, e alla fine, che fine hanno fatto?
Anche se peròpperò a dir la verita, a parer mio personale, anche la visione attuale dal satellite, straprecisa, non è che ci rappresenti una Sardegna a forma proprio proprio di piede..
cioè, se non ci suggerissero fin da piccoli che la Sardegna assomiglia ad un piede, non credo che ci verrebbe proprio in mente, di dire che somiglia ad un piede…

     
 
Emmapperò, dovremmo considerare che anche l’altro nome greco più “gettonato”, per la Sardegna, in fondo è “Sandalion”, che sembra volesse dire “Sandalo”.
Inzomma, o piede o sandalo, che in fondo hanno più o meno la stessa forma, inzomma inzomma, a sta forma di piede, ci si tieneva proprio, evidentemente, o ci si tiene oggi, questo non lo so, e vero o no che fosse..
 
Strano però, e semplice è, che se “Sandalion” vuol dire “sandalo”, ma “sandalo” non si traduce  con Sandalion,

      

Invece pure “Iknoussa”, o meglio ”Iknos” da cui il termine deriva, non vuol mica in effetti e proprio proprio dire “impronta di piede”…
 
infatti se cerchiamo il greco antico per “iknos”, ci si para innanzi la definizione di  “pedata, orma, vestigia, traccia” e  solo in second’ordine “piede”.


 
“Impronta”, si, quindi, ma non “di piede”. “vestigia, traccia”, più che altro..
 
Se facciamo la prova del nove, e andiamo a cercare “orma”, il dizionario di greco antico  ci restituisce ”vestigia”, ovvero “iknos”.
La corrispondenza biunivoca, ovvero il legame reciproco, non è quindi tra orma e piede, ma tra orma e vestigia, ovvero iknos.


 
Quindi,
se Iknos vuol dire orma, o vestigia,
ma Orma vuol dire Vestigia,

Iknos/iknous/iknoussa, era conseguentemente molto più probabilmente non “impronta di piede”, ma “vestigia”, ovvero secondo il dizionario treccani, che non son quattrogatti,
 
“Vestigia: 1. Tracce, impronte, ciò che richiama alla mente un passato ormai perduto”.

Ed ecco che i puntini si uniscono.. Orma, Vestigia, Tracce, Impronte.. Ma di un passato ormai perduto...
 
E se i Greci vero com’è vero, nelle loro leggende collegarono alla Sardegna personaggi del livello di Ercole, Iolao, Aristeo, Dedalo, ovvero figure divinamente mitiche, appartenenti ad un ovviamente e crono Logicamente immemore tempo degli Dei, e alla luce di quanto prima detto,
 
Ci appare adeguata e aderente alfine la definizione qui proposta:

Iknoussa = “vestigia di un tempo remoto”.

E archiviamo definitivamente la versione ormai obsoleta e inadeguata di Iknoussa come “impronta di piede”..
 
Quindi, senza tanti voli pindarici e richiami a lingue esotiche da cui fantomaticamente deriverebbe il nome Sardo,
 
e/o senza fare appello a divinità di chissà quale tipo, chè gli antichi Sardi non veneravano nessuno, padre o madre che fosse, essendo ben consci che “dio è dentro di noi” e non ci sono divinità cui affidare i nostri destini, fuori da noi.
 
quindi quindi, Semplicemente semanticamente e antropologicamente, ma soprattutto Crono Logicamente e Archeo Logicamente,
per i Greci antichi, la Sardegna non era un piede, ne in forma ne in sostanza, non credo lo abbiano mai pensato..
(e in logica conseguenza non lo è nemmeno oggi, un piede..)
 
ma la Sardegna era semplicemente ciò che rimaneva di una antica cultura, antica per gli antichi, e ormai sepolta nelle nebbie del tempo, appartenente al loro fumoso e mitico tempo degli dei, cosi come per gli aborigeni australiani le Wandjinas (vanginas), le "Vaginas", le "von Janas", questa antica cultura votata alla diffusione della conoscenza, alla diffusione del vivere civile, apparteneva al tempo del sogno…
 
E vabbè.. fin qui è semplice.
 
Possiamo asseverare “Iknos/iknoussa = vestigia di un antica cultura”, antica per gli antichi, lontana dal loro tempo tanto da essere figura mitica e divina...

e già sarebbe qualcosa di un pelo più importante, rispetto a "impronta di piede", ebbasta..

Emmapperò...

Iknoussa
Unione degli Opposti

 
EmMapperò, come tante altre parole che abbiamo visto, da karkedon a odisseo, per esempio, o geronimo o istrumpa, o olimpo, anche iknoussa / iknos, è parola Greca, ma in realtà è frase Sarda.

perchè ricordiamo, come abbiamo sostenuto più volte, l'etimologia originale di molte parole, è da ricercare in una frase, descrittiva del fenomeno che si intende mettere in parola, e che successivamente, nell'uso, si contrae diventando sostantivo. Un esempio moderno potrebbe essere ricercato oggi nei brand pubblicitari, dove "patata+snella" diventa "patasnella", o "I Phone" "io telefono" diventa "Iphone", o "walk man" "uomo che cammina" diventa "walkman" (gli inglesi, figli dei celti figli dei pitti figli dei sardi, e gli americani, figli degli irlandesi, figli dei celti figli dei pitti figli dei sardi, sono bravissimi in questo...)

Se è vero infatti, ed è vero, che il Sardo precede tutte le altre lingue, essendo la civiltà sarda almeno migliaia di anni più antica, ma direi "antamila" se appartiene al mondo del mito,
e se è vero, ed è vero, che i sostantivi che usiamo noi, ma anche credo tutte le lingue post “torri di babbay el”, le torri Sarde di babele, sono in realtà contrazioni di precedenti frasi, e portano seco il significato della frase da cui originano, oltre a quello del sostantivo che diventano, e quindi divergono "entropicamente" dal significato originario pur mantenendone la "nuce", il nocciolo, il "seme" la "nuxi/noce" originaria,
 
allora anche “Iknos/Iknoussa” dovrebbe rispondere a queste caratteristiche..
semplice, no?.

Quindi ...

Per verificare che ciò sia ciò, ovvero risalire alla frase sorgente, quella originaria, proviamo a “stirare” la parola “iknoussa”, e con un buon ferro da stiro, da Ishtyr, Istro tirso, otteniamo i sostantivi “ikn”, “ous”, “sa”.

 Abbiamo in Sardo semplice, senza abbisognamenti di riferimenti esterni,
 “ikn/kn” per “kunnu/vagina”, “ous” per “ous/uova”, e “sa” per “sh”, acqua.
SH perché ancora oggi in diverse parti della Sardegna, ma anche d'Italia e del mondo,  la S si pronuncia “SH”, e questo è probabilmente il suo suono originario.

Questo SH è l’unico termine che in Sardo attuale da solo non mi risulta esista, ma possiamo ipotizzarne la presenza antica in quanto ricorre ancora nel termine “sciustu”, ovvero bagnato fradicio (anche detto “infustu”, per onor di verità) e nel verbo “sciundi”, “bagnare fino ad inzuppare”, come fa la pioggia, per esempio, o un onda, o una secchiata d’acqua, o quando ti immergevano nel fiume per battezzarti, per esempio, o sciaqùài, sciaquare, termini dove col bilittero "SC" si sostiuisce l'altro "SH".

“SH” è il rumore del ruscello, del fiume che scorre placido, della piccola pioggia. E’ il suono che si fa al neonato ma non solo, per donargli calma, la calma dell’acqua placida, forse il suono dell’acqua in cui è nato..
“shhhh, shhh, shhh…”
Un suono che ritroviamo in tutto il mondo, un suono primordiale. “Shundi” e “sh/aundi” “acqua/dove”, acqua dovunque, ed è “shui”, principio creativo cinese, insieme al “feng”, “entu”, il vento..
 
Quindi, scusate il divagare, e  “vagina/uova/acqua-pioggia”
 
Ovvero “vagina+sperma=uova”. Certo, un po' criptico.
Ma siccome ai Sardi piaceva che le frasi avessero due significati speculari e veri entrambi, come “imparai”, che vuol dire sia “insegnare” che “imparare”, riuscendo in questo modo ad utilizzare dei suoni che superassero la dualità del mondo terreno, riportandola all’unità originaria,
 
KN, kun/kan, (eh.. si.. è il Kan, che comanda..) è “vagina”, ma ci rimane anche come “canna”, e “canna”, stranamente ma non tanto è anche il tubo per innaffiare, ovvero in questo caso, “pene” (che forse una volta non voleva dire “dolori”, ma “gioie”)
SH, è acqua ovunque, acqua della madre, dall’interno, e acqua del padre, dall’esterno,
OUS è uova, uova della madre, uova del padre, che si uniscono per dare l’uovo. Sia uovo, o sia uovo/amnio, sempre di uovo si tratta.
 
Quindi (i)KN OUS S(a), unione simmetrica ed equilibrata di uomo e donna, che insieme superano la dualità, per tornare all’uno.
sia in senso fisico, che forse soprattutto, in senso spirituale/animico.
Se l'anima è venuta qui per sperimentare la dualità, la dualità simmetrica è costituita per riconoscere l'anima.
L'anima divisa che non conosce se stessa, e crea una realtà aberrata come narrato nella storia della Sophia, rikunnosce se stessa, e può creare finalmente una realtà piena.

1+1=1
 
Un amore “sacro” nel mio senso etimologico del termine, dove “Sacro” “Sacer” ha la stessa etimologia di “Zucchero” “Sucker”, termine che deriva evidentemente dal “Succiare”/"succhiare" il polline da parte delle Api, che ne fanno lo zucchero per eccellenza, il Miele.
Amore “sacro”, diventa allora amore come il miele nutriente e curativo, e come il miele, dolce e delicato.

Antamila anni prima dell’amore tantrico, i Sardi sapevano che l’unione fisica tra uomo e donna non è solo un’unione fisica, ma è forse soprattutto un’unione spirituale. Purtroppo a loro è rimasto molto del "durare a lungo", "controllare l'eiaculazione", "trattenere il seme", tutte robe che sembra servano più a reprimere l'energia, che a liberarla, ma il nucleo del rispetto e dell'altruismo e dell'amore fisico come espressione dell'amore spirituale, comunque sono presenti.
Quando uomo e donna riescono però a lasciarsi andare e liberano l'energia, secondo me, è un altra cosa...
 
Quando uomo e donna si uniscono, in un equilibrio perfetto tra maschile e femminile, la matematica si fa da parte, che in fondo la matemetica è aritmetica, cioè a/ritmica, senza ritmo, senza suono, sterile.
La matematica si fa da parte, e 1+1 che sappiamo che normalmente nel mondo duale quello degli opposti, fa 2, nel mondo dell'unione, diventa uguale a 1.
Come l’ape trasforma il nettare in miele, l’amore sacro, l’amore dolce, trasforma i Due singoli che insieme diventano Uno, superano la barriera della dualità terrena/tyrrena, tornano in parte a far parte dell’increato, e accedono ad un livello più alto di conoscenza. La KunSh, l' IknuSa.
 
La "knsh"/"konscious-ness", la consapevolezza di essere essi stessi creatori.

Ma non date retta ai falsi profeti pieni di rabbia e livore, nessuno di noi singoli, è creatore.
Non da soli. Da soli siamo creatori di realtà zoppe, come abbiamo ricordato racconta la storia della Sophia (che potremmo scoprire essere "un" sophia, piuttosto che "una"sophia), la conoscenza che volle creare da sola, creando un mondo distorto e fallace, zoppo...
 
1+1=1. Kn+ou+sh, se lo leggete veloci veloci, diventa “knoush”, “kunnush”, “konnosci”, conoscere, in Sardo.
 
I Sardi celebravano gli equinozi, perché l’unione equilibrata di luce e buio, è come l’unione equlibrata di uomo e donna, di maschile e femminile.
Il “dio androgino” dei primordi siamo noi, insieme, “impari”, insieme al nostro compagno o compagna, “imparaus impari”, impariamo e insegnamo insieme, e insieme percorriamo una spirale (in sardo di Cagliari, “spiriri”, è fare l’amore), che se guidata dall’amore, ci porta verso la “conoscenza”, ovvero la “consciousness”, la consapevolezza, o quella che con un misto di realtà e un pizzico di goliardia, mi piace chiamare la “cunnoscienza”, ma felicemente, la consapevolezza di essere uno, e non più uno senza uno.
 
Memorie dell’antica sapienza, come briciole di pollicino, si sono tramandate nelle generazioni successive, quelle che oggi chiamiamo nazioni (nazioni/nation/nashon- dal sardo “nasci”-"nascere", ovvero luogo di nascita):
Iknusa, Knsh, Conoscere, diventerà per la religione cattolica semplicemente unirsi in senso biblico, ovvero carnalmente,
e su konnottu, “il conosciuto" in Sardo, diventera “knot”, “nodo” in inglese, che si fa per non dimenticarsi, ovvero per ricordarsi (come se la kunnoscenza fosse un ritorno di memoria di ciò che sappiamo essere stati, forse nell’increato..), facendo il paio col famoso il nodo di Ercole” nodo piano e simmetrico.
Ercole tra l’altro sempre presente in Sardegna..  
Ma così anche luoghi come Knosso a creta, o Honshu in giappone, o gli stessi kanji, i caratteri giapponesi e cinesi, acquisiscono un connottato (sostantivo evidentemente derivato dal sardo connottu) differente, come antichi luoghi di equilibrio e consapevolezza.
Ma lo stesso termine "cosciente", in Giapponese è Konshasu,
Ma anche il dio Egizio Konshu il viaggiatore, come viaggiatrici erano le Madri Sarde,
e per gli Hindi era energia “kansha”,
in Islanda Knus è abbraccio, in Olanda è ”casa”, in sudafrica è knynsa “luogo degli alberi”,
la scuola vedanta definisce “kosha” i cinque livelli di coscienza,  
e sbizzarritevi, perché il mondo ne è pieno, di toposinonimi, a memoria dell’antica kunnoscenza Sarda…


 
Per i Greci Antichi, alfine ma non alla fine, rimarrà
“Iknoussa”, l’idea delle “vestigia di un antica cultura, appartenente al tempo degli dei”,
per i Greci "moderni", quelli indoeuropei, i più poveri di spirito, e più attivi nella damnatio memoriae, diverrà Iknoussa, solamente "impronta di piede"..

Per me, diventa oggi “Iknoussa”, il luogo dolce, dove gli uomini hanno scoperto il ”trick”, lo stratagemma, l’escamotage, la “gabola”, come si dice da queste parti, per superare l’inganno della dualità,  “il luogo dove uomini e donne si riconoscono e amano in perfetto e dolce equilibrio”

Padre Madre e Spirito Sardo, AMuin!
Il luogo dell’Antica Conoscenza”.
Postilla
“Sandalion”, memoria di quando i Greci erano Sardi, è ancora una volta Sardo puro..
“S’Andala”, un altra frase Sarda un altro sostantivo, è in Sardo semplicemente il sentiero, la via segnata.
La via per arrivare in Sardegna, il sentiero per Iknoussa, la conoscenza.
e ancora un etimologia ignota, quella del sandalo come calzatura, prende significato guardando il Sardo come fonte primaria di informazione.
 
Curiosamente ancora, con la S scivolante, S’andala diventa però Shandala, che chissà se girando girando, a furia di consumare sandali in s’andalas per il mondo, non sia pure diventata “Shambala”, mitica e introvabile, a meno di conoscere S’Andala giusta per arrivarci...
 
Iknoussa Sandalion, knsh s'ndl, konnosci s’andala,
conosci la via,
la via della conoscenza,
la via per l’Uno.



 

Memo:

Janas Sardinia
Quello che per gli altri popoli è mito, per i Sardi è Storia, scritta.
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