Polaris Pauliara, Deneb Stella Polare del Cygno

ACS      Antica Civiltà Sarda
Antica Civiltà Sarda
Una civiltà antica e trascurata, ignorata e negata.
Una terra dai 20mila Nuraghe, dalle migliaia di Tombe dei Giganti, Domus de Janas,
dolmen, menhir, car ruts, pietre scritte, cerchi su pietra...
La più antica civiltà navigatrice del mediterraneo, la Terra del Nuovo Inizio,
La Sardegna dove è nata la scrittura, e di cui cercheremo di raccontare la storia mai raccontata prima...
Janas Sardinia,
Quello che per gli altri popoli è mito, per i Sardi è storia...
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Polaris Pauliara, Deneb Stella Polare del Cygno

ACS Antica Civiltà Sarda Circolo Di Ricerca Indipendente
Pubblicato da davide cocco in astronomia · 16 Novembre 2020
Tags: StellaPolareDenebCygnusSardinia
Dunque... mo non mi ricordo più..
mi sono distratto un paio di giorni, e ho perso il filo...

Ah.. Si Siamo partiti da Capoterra, se non sbaglio da

#Janas #Pauliara, #Capoterra, #Tomba_dei_Giganti, e il grembo della madre...

In cui definiamo il Monte Pauliara di Capoterra, in provincia di Kalaristeddu, (kalaris kasteddu) come
Paul/Jara, Pauliara, Grembo della Madre, Tomba non tomba, dei Giganti chi lo sa, osservatorio astronomico, porto per la navigazione “attraverso tartesso”, monte polare, alle pendici dei primi graniti emersi, fra i primi “separatisi”, circa 350milioni di anni fa...
Per continuare la riflessione con

“janas maistras, pauliara e la stella polare”,

dove in sintesi ipotizziamo che Il nome della stella polare derivi dall’ antico sardo e sia testimoniato e collegato al coronimo (cioè un nome geografico) odierno di “pauliara” “paul/jara” “contenitore della madre”, come avevamo visto tempo fa [i]
Pauliara, dicevamo, monte di Capoterra, provincia di KalariSteddu (Kalaris/Casteddu, Cagliari), Sardinia, monte ove sorge oggi, abbandonato, un osservatorio astronomico che ipotizzavamo essere costruito sopra quello vecchiantico, allo stesso modo in cui chiese e castelli moderni sono sorti sopra resti di nuraghe e pozzi sacri, e pure zone militari e aereoporti sono finiti sopra antichi approdi e hub, forse di volo, forse di terra..

E insomma, ipotizzavamo come la “stella polare” “PaulJara/Polaria/Polare” fosse stata battezzata così dalle antiche navigatrici sarde,

che del resto già avevano battezzato i venti della rosa dei venti, posizionandola a Kalaris, centro originario della navigazione, [ii]
la quale se cioè, se “venti” in sardo è “binti”, che “binti” però significa anche “vedono”, sarebbe ribattezzabile come la “rosa” de issas ki binti, “quelle che vedono”, ovvero le “jin aisthesis”, “janas aisthesis” “donne che percepiscono”,[iii]
Che avevano anche ben motivo, di conoscere i venti, da buone Navigatrici e tessitrici, [iv]tanto buone e organizzate navigatrici da aver pure dato vita alla “naja”, il contratto per partitre e andare a “sanaj”, a guarire, come reale missione, tutrici dei popoli..[v]

E tanto tanto navigatrici, come abbiamo visto e vedremo ancora, da aver coniato (goni-coni-cunni/ato, dato vita), di conseguenza, tutti i termini marinareschi...

Questi erano più o meno i nostri ragionamenti, o sciorbeddamenti (brainstorming, per gli anglofoni), se preferite...
Perché invece, secondo quanto leggiamo e studiamo ordinariamente,
la stella polare, prenderebbe il nome, modernamente, dal polo, cui fa riferimento.

Cioè, per meglio comprenderci, siccome la stella sta ad indicare il polo, nord in questo caso, si chiama “stella polare”, cioè stella del polo.
Lapalissiano, direi.. non fa una grinza.
Facciamo quindi finta che tutto va ben, e diamolo per buono.

Epperò siccome a filosofia mi hanno insegnato che una causa, causa un'altra causa, mi si causa un'altra domanda.. “al polo, però, il nome, chi glielo ha dato?”..

Mica quelli che giocano a cavallo, che l’hanno preso dopo, e nemmeno la caramella col buco con la menta intorno, no? Tutta roba copiata di recente..
E qui si, che mi si forma qualche grinza sul naso, per cui per evitare di prendermi un ferro da ishtyr sul suddetto naso, per toglierne le rughe, qualche ragionamento bisogna che lo faccia..

Abbeverandomi alle fonti criptiche, quelle incomprensibili ai più, ovvero ai testi di storia della astronomia, (o Istro/Nomia, che sarebbe meglio..), mi parrebbe che ad averglielo dato, il nome, sarebbero stati i Greci.

E figurati, come se prima dei greci tutti a casa a far la calza…

Così si suppone, del resto, visto che si fa risalire tale appellativo “polo” al termine greco “πόλος, polos", propriamente «asse, perno», affine a πέλομαι, pelomai, «muoversi o girare»”.
Che con la caramella, questo non c’entra, no..
Ma ci sta, in fin dei conti che il polo fosse visto dai greci come un perno su cui il cielo gira,

Ma però, ma visto che sappiamo che i greci (non gli elleni) non erano certo i primi ad aver messo una barca a mare, e che buona parte del sapere che viene loro attribuito, in realtà se lo sono fregato agli arabi, da cui mandavano i pupilli a studiare,
e visto che i coloro i quali arabi presumibilmente quello che sapevano lo hanno imparato da qualcun altro, che loro non sono i primi nati, e nemmeno i primi “navigati”,

e visto che gli arabi non possono aver imparato quanto relativo al mare alle stelle e alla navigazione dagli egizi, vicini di casa ma che si sa non amassero il mare, o perlomeno poco ci navigassero, o perché gli fosse proibito dalla casa madre Sardegna, o perché le loro navi erano le stesse sarde, per cui si faceva confusione[vi]

.. visto che, per l’appunto, i greci non furono i primi a metter chiglia in mare[vii]

(chiglia/killa/hilla/filla e gilla, come figlia, santa gilla, e società “gillaniche” annesse.. ),
ma semmai gli ultimi, o penultimi, ma comunque dopo gli arabi,
Questo perno, che era perno per i greci, invece, per gli arabi allora e perlappunto, che era?
come si chiamava? Ce la facciamo a dirlo?

Mo ve lo dico.
Si chiamava in un altro modo.
Facile, no?
No dai, che ve lo dico davvero..

un altro modo, decisamente più complesso, che riporta ad un significato diverso, da quello rimasto ai greci..
“Polo” per gli arabi, è infatti “qamis bulu”, pronunciato tipo “Hamis u Pulu”.

.. Ed eccoci li.. Già tra bulu-b/hala, madre/nutrimento, e bulu/pulu/pula/pulla-pudda, “madre alata”, che faceva figli nati con la hamis/camis-camisa-camicia, mi pare che gli arabi si avvicinino al nostro sardo antico come visto sopra, più di quanto siano riusciti i poveri greci (non elleni,che gli elleni venivano prima..).
Col polo, ci siamo, ma giustamente aggiungiamo anche “nord”.

Nord, è invece “shamaliu”, praticamente identico a “sham(ua)/hala”, le antiche madri sarde dell’acqua, le janas shamua tutrici dei popoli di cui sarete ormai stufi di sentirmi fare il nome[viii]..
Si vede come nel passaggio dall’antica linguaall’arabo e poi al greco, ai greci sia rimasto solo “u pulu”, come forse lo chiamerebbero in calabria (hala-bar, figli di Hala), il polo.

un buco al centro con la menta intorno, senza camicia, perdipiù, ma del perché ci fosse sto “buco”, anzi perno, da bravi indoeuropei teste di legno al pari dei loro cugini romani, non ne avevano capito niente, oppure qualcuno di loro ha fatto finta, di non capire niente, cercando invece di lasciarci un messaggio nella bottiglia, chi lo sa[ix]..

“Perno” per i greci,
ma “Hamis u pulu shamaliu”, la “camicia” della madre dell’acqua che nutre ciò che nasce”, nel lessico rimasto agli arabi,
.. Questo è un bel nome, che se giochiamo come piace a me, e come poi scrivevano principalmete gli antichi, a toglier le vocali, e ci resta H/M/S – B/O/L- S/M/L, e a cercare di ritrovare antiche radici, ci suona più o meno, come una frase, che diventa parola:
“Acqua che feconda la madre / nasce uovo nutrito/ nasce acqua della madre”
... a me, mi piace.. e a voi?

Stella polare,
il luogo dove si incontrano le acque del padre e della madre, per creare la vita..
Istrella, madrte dell’istro/tirso,
Istrella PaulJara, Stella Polare, appunto.
Il “contenitore della madre”.

Ma se non siamo ancora contenti, un supporto ancora al fatto che la stella polare non fosse considerata un semplice buco con la caramella intorno, ci arriva anche dalla mitologia indiana, ove la stella polare è chiamata Dhruva,
Dhruva, ovvero, visto che frequentemente la “V” si interscambia con la “B” e questa appartiene allo stesso gruppo della “P”, la istrella Dhruva la potremmo anche chiamare Drupa.

Dicesi “drupa”, un frutto carnoso con un seme solo, massimo due.
Per esempio la ciliegia, la mandorla, l’oliva, l’albicocca, e prugna e prugnolo tutti frutti associati alla fecondità, e l’ultimo anche frutto specifico dell’alfabeto ogham sardo(ogham= ogu/amma, occhio della madre, giusto per aggiungere pepe al sale)…
Dhrupa come Thrupa, Truppa, O Trumma, “moltitudine di persone”, in sardo, da cui Thurma/Ciurma, “equipaggio”, nel linguaggio marinaresco..
Dhruva, sembra fosse il nome di un leggendario ardente devoto del dio Visnù, che fu onorato al punto da essere collocato nel punto più alto del cielo.
Dhruva/Drupa, in quanto stella polare, veniva però associata all'Orsa Maggiore, non Minore. E questo ci inizia a suggerire che diverse stelle, venivano col buco..
ma quello di cui andiamo cercando come pollicini (piccoli polli/pulli) per le strade del mondo, non è arabo, o indù, ma lingua che lingi (sardo, lkingi, pulire), lingua che pulisce, lingua più antica..

Quindi.
“stella polare”.
in siciliano “stella puddiara”, che da noi suonerebbe più o meno come “stella della gallina”.
nel sardo “pauljara”, “contenitore della madre alata”, più specifico “contenitore della madre”. Contenitore che troviamo nell’arabo, abbastanza vicino al pauliara sardo.

Nell’indu, come frutto legato alla fertilità, ma legato al grande carro,

Nel greco, come perno intorno a cui gira l’universo.. , ma legato al piccolo carro,
( e sta a vedere che ci hanno azzeccato pure i greci, e il fatto che tutto gira intorno alla “donna”, non sia solo un modo di dire... )[x][xi]

ecco che, secondo me, appunto, i torni non contano.

Perché chiamare una stella, che è descritta come manico di carro, mestolo, o pezzo di orsa, “contenitore della madre”?
e “uovo”, “placenta” o “pancia”, o “frutto della fecondità”, che c’entrano con il manico di un mestolo?
Mi pare Niente..

Ma siccome da solo non ce la facevo, allora sono andato da Panoramix, accompagnato da Asterix, che si sa, insieme fanno un Panorama X di Astri X da far invidia al cielo atlantico d’inverno.. Che mancano solo i raggi X, forse, (ma a guardar bene ci sono), e siamo a posto!
Sono andato, dicevo, dalla mia druida di fiducia, e gliene ho chiesto un mestolo, per stare in tema, di pozione magica,
ma quella dorata, che da la superforza, era finita, e mi ha dato una fiaschetta di quella nera, non calda col vischio, ma fredda e forte col fischio, tipo mirto astro e aspro..

Era quasi vuota, che ci deve essere passato Obelix, “Ou/B/Hala/X”, (che se diamo retta, sarebbe “un uovo nato da una sorgente di raggi X”.. ops.. cosa avevamo detto, prima, dei raggi X?),
e anche se come nei migliori whiskey irlandesi, avevamo segnato 3X sulla botte, 3 madri,
ne era rimasto solo un goccio, per cui, il risultato, abbiate pazienza, non lo garantisco...

Comunque, io ci provo...

Allora l’Orsa, maggiore o minore, non c’entra granchè.

Si è solo trascinata dietro un appellativo, e delle simbologie, ormai comunemente usate per indicare la stella che indica dove il cielo è fermo, stella che può essere presa quindi come riferimento, per la navigazione, e non solo per la navigazione.
L’asse nord-sud, infatti serve proprio molto molto, che poi ci costruisci anche l’est-ovest, quindi è semplicemente la base prima per tutte le misurazioni, fisiche, temporali, magnetiche, elettromagnetiche, elettroacustiche, etc.
Insomma per conoscere lo scorrere del tempo, e calibrare gli strumenti ad esso collegati, altari, menhir, dolmen, pozzi sacri, nuraghe, domus, montagne varie, etc.

Perché l’asse nord sud è la base prima per tutte le misurazioni fisiche temporali, elettromagnetiche, magnetiche, etc etc etc… ?
semplicemente perché il nord è l’unico punto “fermo” che conosciamo.

L’unico punto identificabile univocamente tutto l’anno, tutti gli anni, con precisione quasi millimetrica. Il nord, sta li.

È sufficiente aspettare la notte, guardare dov’è la stella istrella giusta, trovare il nord, mettere due bacchette in terra allineate a guardare quel punto, ed è fatta. su quello puoi costruire tutto il resto, tutto viene di conseguenza.
Solstizi, equinozi, albe e tramonti, posizione degli astri, colore del sole, conoscendo le relative angolazioni, è tutto tracciabile in cinque minuti.

E così, si misurava il tempo. Non in giorni, ma in angoli.

Con un goni (che non è che Goni si chiama così a caso)/coni[xii]/yoni-ometro. Un Cunnometro, cioè scusate, si insomma, oggi lo chiamano Goniometro..
Angoli che partivano dal “punto cardine”, il famoso “ganghero” da cui si va fuori, quando ci si arrabbia, o “cancaru”, in sardo, come “cancarau”, “rigido”, “incapace di muoversi”, quello su cui come una giostra coi cavalli a dondolo, come una ruota panoramica (non è che panoramix si chiamava così per caso..), come la punta di una trottola/barrallicca/bardunfula, tutto poggia e gira.

e scusate se insisto..

“can” (cunnu in sardo) = contenitore/vagina-utero,
“cara”, viso, in sardo. Ovvero “aspetto, immagine”..
“CanCarau”, così, con grande semplicità, è una parola che era una frase, “ad immagine dell’utero” ..

ovvero, PaulJara, il contenitore della madre..

Ovvero il “perno”, per i Greci .. [xiii]

Ma Quindi, fatte queste premesse, iniziamo ..

Cygnus

Deneb, coda del cigno, 3.5 gradi dal polo nord, 16.800 anni fa
Delta Cygni, Ruth, (rutta, rotta) 0.6 gradi dal polo nord, 15.000 anni fa
La costellazione del Cigno, cygno, signo, sissinnio in sardo[xiv],
è stata costellazione pauljare, polare, per 4300 anni circa, da 16.800 a 12.500 anni fa, ovvero dal 14,800 (facciamo 15000 per comodità di calcolo) al 10,500 ac, circa.

E poi indietro ogni 25000 anni circa (25.700 per l’esattezza).

Oggi Deneb è la stella polare di marte. Che non so se centra, però visto che pure marte ce lo troviamo spesso in mezzo alla narrazione, io ve lo dico…

15 - 40 - 65 – 90 – 115 – 140 -165 – mila anni fa. E a seguire, “sighiri”, in sardo, e vediamo fra i numeri che il 40mila ac, cui faccio spesso riferimento al riguardo della navigazione sarda, ce lo troviamo preciso preciso…

Nella costellazione del Cigno si trova una sorgente di raggi x, forse un buco nero.

Oltre a far contento Obelix, come abbiamo detto prima, posso farvi notare che esiste un detto qui da noi, che recita “e ita seu, stampu nieddu” per dire “come faccio a saperlo io, mica so tutto”. In sardo, “stampu nieddu = buco nero”. Il buco nero, per i sardi, è fonte di conoscenza.

e
se Cygnus = Cognus, cygnus = conoscenza
se Cognus = Cogno, spagnolo per vagina, = Cono = Gono/Goni greco per "seme", e sardo per "goni, pranu mutteddu"
e Se Goni =Yoni, sanscrito per vagina
ma se Cygnus = Cignus, ma anche Cugnus/Cunnus,
e se Cunnus è Sardo per vagina,

Cygnus prende il nome da Cunnus, vagina,
cunnus (stampu nieddu, buco nero) è sinonimo di conoscenza, in senso metaforico, ma come vediamo, anche in senso fisico e astronomico.

ma appare anche con il concetto espresso implicito di "seme", che la cognoscenza (vaginoscienza), abbia necessità anche della gonoscenza (spermascienza), in questo caso rappresentata dalla via lattea (latte, nutrimento, latta, contenitore, "bandoni", contenitore in sardo.. e deneb.. mo lo vediamo)

concetto poi copiato poi nella religione cattolica (non, cristiana) col concetto di "conoscersi in senso biblico"..
I sardi di indietro, oserei dire, erano davvero avanti..
Adesso cerco di essere il più sintetico possibile. Ma bisogna che parliamo un po' delle stelle principali del Cygno

Deneb

Coda del cigno. Dalla coda, escono le uova. Quando ero piccolo, mia nonna lo chiamava il “boccone del prete”..
Deneb stella bianca, la sua distanza da noi ancora non si è riusciti a determinarla, comunque tra 1400 e 3200 anni luce. La sua grande distanza fa si che la posizione apparente rispetto a noi vari pochissimo[xv].
Deneb deriva il suo nome da Dhaneb, la parola arabaper coda, contrazione di ذنب الدجاجة‎ Dhanab ad-Dajājah("La coda della gallina"). (ma jaja, in sardo, è “nonna”)[xvi]
In ambiente cinese, 天津(Tiān Jīn), significa Guado Celeste[xvii], deneb rappresenta il ponte che permette di attraversare il fiume “via lattea”.
Deneb – visto da destra a sinistra, escluse le vocali, è dnb/bnd. [xviii]
In sardo “bandoni”, è secchio di legno, contenitore per il latte munto.
l’utilizzo del trilittero bnd in diversi vocaboli, ci permette di riassumere il significato in [xix]
Un contenitore per il “latte” che contiene molte “persone”, che si apre e si chiude, per far uscire definitivamente, lasciare liberi, qualcosa/qualcuno legato assicurato con un pezzo di materiale differente da ciò che lo circonda…

Deneb/Dnb - bnD/Bened
Bened.

Se la via lattea è un fiume di latte, e se immaginiamo che io abbia ragione, e i pesci del fiume rappresentino gli spermatozoi, capiamo che l’unione di “gallina/cigno/bened”, e “pesci/ichnus, ah, no.. ichtus” (entrambi simboli finiti nella “parola di cristo”) si trasforma facilmente nel moderno “Benedictus”, e pure perché quando il sangue non circola più, nella testa, quello si chiama “ictus”.. che c’entra coi pesci solo se questi stanno fermi, dopo aver raggiunto il contenitore della conoscenza, oggi confuso con la testa.

Rukh

Delta Cygni [xx]
Sardo – ruk/rug, che k e gh dura, sono praticamente identiche, e ruga, in sardo significa strada, e rutta, rotta come avevamo spiegato nello scritto sulla

grutta de janas, la mappa di baunei
che anche qui, se lo volessimo leggere allo specchio, ruk diventerebbe kur, ovvero come kurri/correre in sardo - che se conosci la ruga giusta, la rotta giusta, forse puoi andare più veloce..
ma ancora rutta, letto da destra a sinistra, diventa “attur”, ovvero “atturu”, resto fermo, resto qui. ovvero "seguo la strada giusta, senza deviare", per una stella che condivide con Deneb il ruolo di stella Polare, mi sembra un nome adeguato..[xxi][xxii]

Nell'astronomia cinese Rukh fa parte dell'asterismo di 天津 (Tiān Jīn), che significa Guado Celestiale
(lezione estemporanea di cinese: Tian, celeste - Jin Guado, più o meno come Jana/Porta.. sia guado che porta permettono di "passare da una parte ad un altra, e il termine è pressochè identico)
guado usato per attraversare la Via Lattea e che simbolizza un fiume celeste ) , Tianhe.

Ed ecco che la via lattea, dopo deneb anche con ruck, inizia a prendere la sua “dimensione” di fiume, fiume di latte, che si presuppone sia ricco di pesci/spermatozoi.

Ovvero via lattea come “simbolo” di liquido seminale.[xxiii]

Rukh, che se la “elle” precede la “erre”, o quantomeno la affianca, foneticamente, diventa Lukh. Luxi, Luce, e lock, luogo chiuso, come logu, laku, loch.
Luogo di acque chiuse, lago, sacco amniotico.. Lucchetto. Come il banduddu sumero, in fondo, che assomiglia più ad un lucchetto, un piccolo luogo chiuso, dove conservare i “semi della pigna”, attraverso un “tizio grosso con le ali”… niente astronauti, niente divinità. La “pineale”, la “conoscenza”, passa da un lock, lago chiuso..
ci vuole la key, la crai (non il supermercato, ma la chiave, in sardo), per aprire lo scrigno, il beautycase, e lasciare che la ballerina giri a tempo di musica.. [xxiv]

Ruck, come Rugh, o come Rughe, une dei modi di dire “croce”, in Sardo, oltre che “cruxi”. Altro che sardo derivato dal latino..

Ancora Rotta, in cinese, luxian. 路线, luxi.. la luce che abbiamo visto poco fa, in sardo Luzzana, terreno fertile, per esempio, e in macedone “trasa”, “trassa”, “fare la trassa” in cagliaritano significa organizzare per raggiungere un obiettivo, spesso sentimentale.. “fai sa trassa”, se vogliamo tradurlo in italiano, trassa sarebbe forse traccia. Ti faccio la traccia, ti preparo la strada.. ma “trassarsi”, significa “vestirsi in modo strano” “combinarsi”, “travestirsi”.. come a carnevale, che forse il termine sardo carrasegare in sardo significa più “carru sighiri”, seguire il carro, grande o piccolo, quando questo prende le sembianze, il posto, del cygno, come “punto fermo”, contenitore della madre”, che “carre segare”, rompere le ossa, o sbrandellare la carne…
la carne, come carne umana, “assomigliando al cigno”, non si sbrandellava, men che meno coi denti, figuriamoci se si mangiava, ma forse si univa, uomo e donna, bened icti, entrambi, quello si...
Ruck, rotta da seguire, strada maestra, luce nella notte,

Deneb, contenitore della madre, immersa nel “frumini” fiume galattico, il fiume come latte, ricco di pesci.. [xxv][xxvi]

detto questo, mi pare che come “Acqua che feconda la madre / nasce uovo nutrito/ nasce acqua della madre”, contenitore dove si incontrano le acque del padre e della madre, per creare nuova vita,
Deneb, Prima stella Polare, Mi sembra più adeguato.

Riservandoci di parlare delle altre stelle della costellazione, cioè “Sadr”, “Janah”, (che nomi, eh?), “Albireo”, e delle implicazioni nascoste nei loro nomi,
facciamo finta di non sapere che

Cygnus, visto quasi 100mila anni fa, assume le sembianze di un arciere,
quelli rappresentati nei bronzetti sardi trovati ad uta, per esempio, con, guarda caso, la costellazione della volpecula, piccola volpe, ai piedi dell’arciere, come nelle rappresentazioni delle amazzoni arciere, che hanno sempre il cane ai piedi.
Forse non di cane, ma di volpe, fox, foxi(foce)/boxi (voce), o urpi(volpe)/urbi et orbi, o marjana/marzana, ..

insomma.. il concetto di utero, uovo, madre, fertilità, lo ritroviamo susseguirsi nel tempo, collegato alla stella polare, che a sua volta è riferita a diverse costellazioni, come giusto che sia, in funzione del trascorrere dei tempi precessionali.
ma l'unica stella a cui effettivamente ha un senso attribuire tale significato, mi pare essere Deneb/Bened, della costellazione del cigno.

Che con la sua conformazione primeva ad Arco/Arciere, giustificherebbe come suo possibile nome antico
"HaLa Cun B'La Nai", "Arcobaleno"..

la vita che nasce dal suono puro..

e che quindi, Deneb, prima stella polare, sia stata battezzata dalle antiche donne sarde, le "bythias battiai" (battezzare), nel fiume celeste (che questo, rappresenta il battesimo tradizionale, l'immersione nel fiume) .

Deneb, Paul Jara, Bin Jara, Pingiara (pentola) dell'arcobaleno,
almeno 100.000 anni fa almeno…

se non vi siete addormentati nel frattempo, ricordatevi che

"condividere libera mente"
"Janas Maistras, "quello che per gli altri popoli è mito, per i Sardi è storia, scritta."


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note
[i] #janas e #jaras, anziane per gli anziani..
[ii] Janas Maistras e la rosa dei venti
[iii] *Mont'e Prama, chi Hera davvero?”
“bithias/pitzias” donne sarde, pitonesse dalle doppie pupille ,
[iv] Janas e canapa
[v] “Amma, deu andu a sanaj”
[vi]Sherdan, scorta assegnata al faraone
[vii]
[viii]DDJ 7 L’acqua della vita
DDJ 8 Shamua, la via delle Sciamane
[xii] (nemmeno il CONI, si chiama così a caso, ma in memoria delle antiche ginnaste)
[xv]Se deneb appare meno luminosa di stelle come Sirio, Arturo o Vega, ciò è dovuto alla sua grande distanza, che peraltro non è stata ancora determinata con precisione (le stime variano da 1400 a 3200 anni luce) se fosse vicina come sirio, Sarebbe luminosa come il sole
[xviii] in cagliaritano, contenitore vecchio e rovinato, in italiano invece è un grande foglio di lamiera grossa, oppure una saracinesca.
Se lo associamo al bando “costringere ad uscire, dal paese”, da cui i banditi, oppure “bando ai complimenti”, “mettendo da parte i complimenti”, o
bando come annuncio, comunicazione di informazioni, oppure
band, insieme di persone, che suonano insieme, ma non solo, oppure
“band” come “banda” da cui bandana, ovvero “un sottile pezzo di stoffa, messo intorno a qualcosa, di colore diverso da ciò che lo circonda”, per essere diverso, in evidenza, come una cintura, tipo amazzoni, o come una bandiera, un drappo che differenzi..
ma anche un pezzo di materiale, anche metallo, messo intorno a qualcosa per stringerlo, o allacciarlo, sempre però differente dall’area che lo circonda.. un anello, insomma..
O una cintura, come quella di diana, delle amazzoni, di orione/diana
Ma anche Banda termine marinesco:
Banda Indica genericamente ciascun lato della nave. In locuzioni specifiche (come capo di banda) ne designa un elemento strutturale e la zona corrispondente.
Bando Nell'espressione in bando significa completamente rilasciato, non legato, né trattenuto.
Un contenitore per il “latte” che contiene molte “persone”, che si apre e si chiude, per far uscire definitivamente, lasciare liberi, qualcosa/qualcuno legato assicurato con un pezzo di materiale differente da ciò che lo circonda..
Un “banduddu”, insomma .. quasi una borsetta ..
una sacca amniotica, legata col cordone ombelicale al biddio/bitta, ormeggio, anello, che abbiamo visto in

“matrimuin, con questo anello io ti sposo”

una borsa che gli scozzesi ancora portano appesa al kilt, in memoria dei tempi passati, per esempio.

promemoria, abbiamo visto in "epifania/fanebas/ madre specchio"

come il trilittero "fan" tra le altre cose, assumesse il significato di "fascia", e che poi diventi come "fanum", sinonimo di "tempio", po di un certo tipo di tempio, per i celti a pianta concentrica. abbiamo già visto come (bitti/vitzi/fitzi) "F" può essere "B", e "Fan", diventare "Ban". possiamo qui unire i due significanti, che troviamo con lo stesso significato. "Ban"/"Fan", con implicazioni annesse. "ban/van/fan/phan/pan", sono tutti sinonimi, e se in tedesco odierno, "bahn", è  "strada", gli avviciniamo pure il concetto di "via", o di "rotta", fascia come strada da seguire..

[xxvi] Contenitori di uova, coda del cygnio – signo – sisinnio – sisinnu – sisittu – ciccittu, diminutivo di francesco, in sardo, che s,francesco parlava agli animali.

ps
ruga, rua, è diffuso in tutto il campidano, e credo almeno in parte del nuorese. dove invece è assente "rughe" come croce. il bello del sardo è proprio questo.. le tracce della conoscenza antica non sono conservate in uno dei sardi, ma un pochino in tutti i sardi..

guarda che bello associare "rua", a "riu", e riu alla via lattea, e ruga a ruck, e "rughe" alla croce..
come poi la ruga come "strada/fiume" sia scavata in un solco, e poi le rughe diventino anche le rughe del viso..
quindi rua/ruga come rutta/rotta, strada maestra, che ce lo troviamo in diverse lingue, come route, road, e anche il router del tuo adsl, che è un "instradatore", dovrebbe essere antecedente a "rughe", come croce. se non altro perchè 100.000 anni fa il cigno non aveva ancora la forma della croce, acquisita in seguito..
altro termine per strada, è "ia", o "bia", ovvero "vista" ma anche "viva". anche questa facilemte associabile a ruck come luck, luce, "vista", e a deneb come "vita"..

Pps

per esempio se i sardi identificavano la stella polare col cigno, e gli arabi e i greci invece col piccolo carro, questo può essere sintomo della "precedenza" dei sardi rispetto agli arabi, nella scala della acquisizione della conoscenza...
lo stesso fatto che in altri popoli e altre lingue, la stella polare, o il settentrione, venisse associato al grande carro, ci fa supporre che usassero questo per identificare il nord. ma questo è necessario solo se non c'è una stella luminosa (come deneb o ruck, per esempio) a fissarne il cardine.
in questo senso, per esempio, l'attuale polaris non serve a granchè, in quanto spesso poco visibile, ma facilmente rintracciabile usando l'orsa maggiore come riferimento. anche in questi casi, possiamo quindi immaginare si tratti di civiltà che hanno acquisito conoscenze e metodo sviluppati in tempi precedenti.



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