Strada Costiera numero 0, La Via delle Madri

ACS      Antica Civiltà Sarda
Antica Civiltà Sarda
Una civiltà antica e trascurata, ignorata e negata.
Una terra dai 20mila Nuraghe, dalle migliaia di Tombe dei Giganti, Domus de Janas,
dolmen, menhir, car ruts, pietre scritte, cerchi su pietra...
La più antica civiltà navigatrice del mediterraneo, la Terra del Nuovo Inizio,
La Sardegna dove è nata la scrittura, e di cui cercheremo di raccontare la storia mai raccontata prima...
Janas Sardinia,
Quello che per gli altri popoli è mito, per i Sardi è storia...
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Strada Costiera numero 0, La Via delle Madri

ACS Antica Civiltà Sarda Circolo Di Ricerca Indipendente
29 Giugno 2019
Strada Costiera numero 0,
La Via Delle Madri.

gentile redazioneweb@unionesarda.it
gentile unione@unionesarda.it

vi scrivo in riferimento all’argomento che pare in questo periodo compaia frequentemente ad interessare l’opinione Kalaritana e Sarda tutta..

ovvero vi scrivo in merito alla discussione relativa all’opportunità e\o la possibilità di rinominare il Largo Carlo Felice.
Ho letto al riguardo diverse opinioni, che al fine sembrano non trovare accordo in quanto nella nostra storia recente non si riesce ad identificare un personaggio, o una data, o un evento, all’altezza di unire in simbiosi il proprio nome alla rotta terrestre, in maniera condivisa, oggettiva e storicamente importante e accertata, nonchè confacente al comune sentire non solo dei cittadini Kalaritani, ma dei Sardi tutti.

“Il Largo” come lo chiamiamo confidenzialmente, non è infatti solo una delle vie più importanti di Kalaris, ma una delle più importanti e aggreganti della Sardegna.

A Lei arrivano infatti Sardi da tutta l’Isola, studenti, impiegati, lavoratori, che attraverso i servizi di trasporto su ruota o rotaia, “sbarcano” per le loro quotidiane o periodice incombenze Kalaritane, spesso con la voglia di tornare in fretta a casa loro, che in Città c’è troppa confusione e caos..

Ma da Lei si snoda anche il tracciato della strada omonima, quella “SS131”, singola o “Bis”, che col nome di “Carlo Felice”, unisce, bene o male, nel bene e nel male, un capo all’altro della Sardegna.
Un nome, quindi, che dev’essere giocoforza condiviso, e preferibilmente intrigante anche per il resto del mondo, visto che gli approdi croceristici sempre ai suoi piedi stanno, e visto che il nome della “131”, in tutte le mappe, non ultime quelle digitali, si ritrova.

Il problema però, di trovare un nome per questa importante arteria, non è effettivamente di facile soluzione.
Troppo variegata la Storia Sarda, troppi eventi controversi, troppe date, troppi personaggi. Nessuno, secondo me, che con semplicità ed evidenza oggettive, rappresenti però il “Cuore” della Sardegna.

Non nella storia recente, perlomeno. Perchè se andiamo invece a scavalcare le linee del tempo, e superare il nostro essere Sardi / spagnoli pisani piemontesi bizantini vandali romani punici fenici o che so io,
se andiamo un pò più indietro, scopriamo che esiste una Sardegna viva, laboriosa, organizzata, pacifica, molto molto prima.. una Sardegna, il cui operato possiamo in maniera storicamente e inequivocabilmente accertata, far risalire almeno al 4.500 aC., periodo archeologicamente definito, in cui i Sardi traghettavano Ossidiana e Ceramica nell’Occidente Europeo.

In quel periodo, esisteva giocoforza e inequivocalbimente una società Sarda organizzata, che creava ceramiche, estraeva e lavorava ossidiana, e attraverso una splendida rete infrastrutturale, la portava fino ad oltremare, specialmente in Francia e Spagna, ma per esempio anche in veneto..

In quel periodo certamente non possiamo parlare di dominazioni alcune, che non ancora non c’era nessuno dei futuri popoli presunti dominatori, per cui sicuramente i Sardi, erano Sardi, tutti quanti.. e come mostra la diffusione dei reperti riferiti alle diverse “culture” Sarde, in realtà la cultura era unica, e Sarda, per l'appunto.

Questo già sarebbe un punto di partenza interessante, ma un altra caratteristica, accomuna in realtà non solo i Sardi di quel periodo, ma tutte le popolazioni con cui i Sardi stessi sono entrati in contatto, nei loro viaggi oltremare.
Il periodo di cui si parla, infatti è caratterizzato omogeneamente dal cosiddetto “culto della dea madre”.

La Dea Madre viene rappresentata infatti in statuette più o meno ad “alta definizione”, ovvero più o meno dettagliate, in tutto il mediterraneo, Sardegna compresa.

Le statuette della Dea Madre più antiche trovate in Sardegna, risalgono al 12mila avanti cristo, ma quelle più belle, come la deliziosa Dea di Cuccuru is Arrius, vengono fatte risalire a circa il 4500 aC.

Esattamente preciso preciso, che ci fa supporre che nel bagaglio dei Marinai e delle Marinaie Sarde che si recavano all’estero, forse una statuina di quelle un posticino lo trovava sempre.

Ecco.. io personalmente, nonostante siano passati millenni, questo lo trovo forse l’unico punto di contatto che accomuna tutti i Sardi, nessuno escluso, dalla notte dei tempi ad oggi.

Ricchi, poveri, allevatori, coltivatori, possidenti, feudatari, nobili, artigiani, pescatori, funzionari, manovali..
L’amore, l’importanza, il rispetto, la consapevolezza dell’importanza della Madre, la propria Madre e l’altrui Madre, non come divinità, ma come presenza reale, concreta, importante e sicura, quotidiana.

Credo che l’amore per la Madre rappresenti in Sardegna un eco di tempi lontani, credo che costituisca un filo che unisca il cuore di tutti i Sardi, che risiedano in Sardegna o meno, che siano nati in Sardegna o meno, un filo che non può non unire anche genti che pure in Sardegna non risiedono e non hanno avuto i Natali.

Un filo conduttore, che troviamo potente nei Vestiti Tradizionali Sardi, Nelle Preparazioni Alimentari Sarde, nel Ballo Sardo, nelle Festività Tradizionali Sarde, lo troviamo ovunque, financo nell’accoglienza turistica, spesso ( ma non solo, ovviamente) gestita da Madri, Figlie, Sorelle…

Parafrasando una nota pubblicità, “Toccategli tutto, ma non la sua Madre”, potremmo sostenere, per i Sardi tutti.
E allora, perchè, essendo forse questo il sentimento più intrinsecamente radicato, non rinominare il Largo Carlo Felice, in “Via delle Antiche Madri”, che parta da li, dove oggi c’è la statua di Carlo Felice, e arriva a Oristano, Sassari, Olbia, Nuoro, ma con lo stesso nome la farei arrivare anche a S. Antioco e Villasimius, antichissimi centri dell’antica Civiltà Sarda, e attraverso porti e areroporti, arrivi ovunque, nel mondo.

A tal proposito, ovviamente, la statua di Carlo, che per i Sardi è un ricordo poco felice, dovrebbe essere sostituita, e io suggerirei di mettere al suo posto una statua antica, forse fonte di ispirazione per molti, o forse solo manifestazione di un sentimento naturale e immutabile da sempre, che accomuna giocoforza uomini e donne di tutto il mondo e tutte le epoche, l’amore della Madre per il Figlio, stupendamente rappresentato in un bronzetto antico, comunemente chiamato “la madre dell’ucciso”, pure se è sentimento comune di tanti Sardi che il figlio rappresentato non sia in realtà morto, e la Madre non ne pianga quindi la dipartita, ma forse invece si prenda cura di lui atttraverso il Canto, come solo le madri, da sempre, sanno fare.

Un Canto che potrebbe in questo modo attraversare la Sardegna tutta, e diffondendosi nel Mare, arrivare in ogni angolo del mondo...

Personalmente, ne metterei una in ognuno delle 7 Città della Sardegna raggiunte o lambite dalla “via Delle Antiche Madri”, o confidenzialmente, “Via delle Madri”..

“Via delle Madri”, numero 0.
che dalle madri tutto inizia..

credo che starebbe bene e sarebbe immediatamente comprensibile da chiunque, in qualunque parte del mondo risieda, di qualunque nazionalità sia.
E sarebbe un giusto tributo, a parer mio universalmente dovuto, a questo ruolo sicuramente spesso misconosciuto e bistrattato.

Grazie per l’attenzione, e scusate il disturbo..
Con serenità, rispetto, e con le migliori intenzioni,
Davide Cocco.

se anche a voi sembra una bella cosa,
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o semplicemenrte,

“condividete libera mente”
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